VII Domenica dopo il martirio di san Giovanni il Precursore
Espose loro un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. […] Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami». Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata». (Mt 13,24.31-33)
Invitate. La missione è invito gratuito a entrare nella realtà del regno di Dio. La prima parabola ci ricorda che la missione è seme buono gettato in abbondanza, e deve essere vissuta con pazienza e affabilità. Il giudizio sarà alla fine e rimane nelle mani di Dio. Il nostro mandato è di annunciare l’invito alla festa e non di giudicare per determinare chi includere e chi escludere. Nella seconda e terza parabola del granello di senape e del lievito possiamo riconoscere la modalità di annuncio di questo invito. E scopriamo che è un invito scritto con la nostra vita. Un invito che non viene spedito per posta ma che ha bisogno di persone e comunità concrete dove il Regno comincia a germogliare. Io sono invito quando sono testimone di accoglienza e inclusione, quando, facendomi prossimo nell’ascolto e nel prendermi cura, sono agente di trasformazione di bene: massa lievitata che si farà pane per nutrire l’umanità.
Preghiamo
O Signore, tutto quello
che hai fatto e detto
l’hai affidato anche a me,
l’hai messo nelle mie fragili mani, perché lo porti
per le strade sconfinate del mondo
che è oltre il mio piccolo orizzonte.
(A. Dini)