La più grande è la carità
La Caritas è una importante realtà della Chiesa attraverso la quale viene declinato l’amore per Gesù Cristo e i fratelli, è presente anche nella nostra comunità pastorale con diverse attività. Ma cosa significa “carità”? Su questa pagina vorremmo proporre alcune riflessioni che ci aiutino a comprendere meglio cosa porta un cristiano a vivere la carità. Cercheremo di analizzare il termine carità, le sue profonde radici negli scritti e nella vita di uomini e donne che con la loro fede hanno abbracciato il loro prossimo portando sollievo spirituale e aiuto concreto. Papa Paolo VI fondò la Caritas più di cinquanta anni fa nello spirito di rinnovamento scaturito dal Concilio Vaticano II. Da allora questo organismo, presente capillarmente nelle parrocchie, si è fatto carico dei bisogni materiali e spirituali di chi chiede aiuto. La Chiesa porta il vangelo annunciando la parola di Dio con gesti concreti, con uno sguardo amorevole verso chi ha bisogno. Ma da dove viene la capacità di agire vedendo Gesù in chi mi sta vicino? Vogliamo proporre la rilettura di brani della Sacra Scrittura e di alcuni documenti del magistero per comprendere cosa significa “prendersi cura”, “amare il proprio prossimo”. Cominciamo con S. Paolo, l’apostolo missionario per eccellenza. “E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Ora dunque rimangono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità.” Carità è il termine religioso per dire amore, quello di S. Paolo è dunque un inno all’amore, il più celebre e sublime mai scritto e ci porta direttamente dentro il pensiero, o meglio l’anima, dell’apostolo. Ogni domenica ascoltiamo la lettura di un brano tratto dalle lettere di S. Paolo, ma ascoltiamo veramente? Non sempre è facile la lettura delle epistole paoline, con quella prosa ricca, a volte complessa che vuole arrivare direttamente al cuore di chi legge. Paolo, nato a Tarso, vissuto nel I secolo d.C., non ha conosciuto Gesù, ma dopo aver perseguitato la chiesa nascente, è stato il più grande missionario che ha portato la parola di Cristo non solo agli ebrei, ma in molte città dell’impero romano. Ebbe molto a cuore la comunità di Corinto e la esorta a seguire quanto Gesù ha detto ai suoi discepoli: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Giovanni 13) Con il suo esempio, Gesù ci ha insegnato che le necessità spirituali e fisiche dei nostri simili sono tanto importanti quanto le nostre. Prima di offrire la sua vita per noi, Egli disse: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi. Il comandamento “nuovo” ha 2000 anni, ma è sempre attuale nella vita di ogni donna e di ogni uomo, senza l’amore la vita umana si svuota di significato. La carità cristiana ha in sé una forza profonda: amare l’altro andandogli incontro, perché in lui vedo Gesù. La carità non può essere ridotta al solo dare, elargire, ma è amore cioè non rendere l’altro dipendente, né noi stessi dipendenti dal bisogno di sentirci nel giusto, ma volere il bene dell’altro. L’inno alla carità, ovvero l'impostazione cristiana della vita, presenta una valenza anche fuori dall'ambito religioso, come dimostrano le tante creazioni (letterarie, cinematografiche, musicali) che vi si sono ispirate e le numerose citazioni, anche in contesti inattesi. Ne è un esempio il discorso inaugurale della sua prima presidenza, pronunciato da Barack Obama il 20 gennaio 2009. Papa Francesco nel suo discorso alla Caritas internazionale riprende l’Inno alla carità di S. Paolo e sottolinea come ogni sforzo, ogni azione buona, non è “piena” senza la vera carità. “È la carità che ci fa essere – ha dichiarato Papa Francesco. Quando accogliamo l’amore di Dio e amiamo in Lui, attingiamo alla verità di ciò che siamo, come individui e come Chiesa, e comprendiamo a fondo il senso della nostra esistenza. Non soltanto capiamo l’importanza della nostra vita, ma anche quanto sia preziosa quella degli altri. Distinguiamo chiaramente come ogni vita sia irrinunciabile e appaia come un prodigio agli occhi di Dio. L’amore ci fa aprire gli occhi, allargare lo sguardo ci permette di riconoscere nell’estraneo che incrociamo sul nostro cammino il volto di un fratello, con un nome, una storia, un dramma a cui non possiamo rimanere indifferenti. Alla luce dell’amore di Dio, la fisionomia dell’altro emerge dall’ombra, esce dall’insignificanza, e acquista valore, rilevanza. Le indigenze del prossimo ci interrogano, ci scomodano, ci provocano alla sfida della responsabilità. Ed è sempre alla luce dell’amore che troviamo la forza e il coraggio di rispondere al male che opprime l’altro, di rispondere in prima persona, mettendoci la faccia, il cuore, rimboccandoci le maniche”. La carità non è “una sterile prestazione” o “un semplice obolo” per mettere a tacere la nostra coscienza, ma è “l’abbraccio di Dio ad ogni uomo e a ogni donna, in particolare agli ultimi e ai sofferenti. Cosa possiamo fare nel concreto per dare vita all’inno alla carità di S, Paolo? Chiediamoci: riesco a vedere Gesù in chi mi sta vicino? E lui chi vede in me? Ubi caritas est vera, Deus ibi est.
Myriam E. Colombo ( frequenta come uditrice alcuni corsi della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale) |
1 Gennaio 2024 GIORNATA MONDIALE della PACE
“La mia preghiera all’inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti, e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana. Possano i fedeli cristiani, i credenti di varie religioni e gli uomini e le donne di buona volontà collaborare in armonia per cogliere le opportunità e affrontare le sfide poste dalla rivoluzione digitale, e consegnare alle generazioni future un mondo più solidale, giusto e pacifico.” Papa Francesco “Le parole di Papa Francesco in chiusura del messaggio per la 57° Giornata Mondiale della Pace che si celebrerà il1° gennaio 2024 chiamano ciascuno di noi a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione. Caritas Ambrosiana ha preparato un ricco approfondimento chiamato “Mese della Pace 2024”, con proposte, materiali e iniziative a cui partecipare, tutte collegate al tema della pace”. Cliccando sul seguente link: MESE DELLA PACE potete accedere a tutto il materiale. Uniamo le nostre voci a chi chiede con decisione a tutte le parti in conflitto un immediato cessate il fuoco in Terra Santa (ma anche in Ucraina e nei tanti conflitti "dimenticati"). Un invito rivolto ai leader politici, al Consiglio di Sicurezza e all'Assemblea Generale dell'ONU e a tutti gli attori coinvolti. L'obiettivo è di raggiungere 1,5 milioni di firme... o ancora di più, 2,2 milioni tante quante sono le persone che vivono nella Striscia di Gaza.
Buon 2024 |
IL TEMA “Stupiti dall’umanità di Gesù” La comune responsabilità per l’umano.
Accogliendo la sollecitazione del nostro Arcivescovo a operare per un nuovo umanesimo, facciamo nostro il suo invito: L’umanesimo cristiano è amico del bene, di tutto il bene, del bene di tutti e con l’amore fraterno, con uno stile rispettoso e attento alle persone, con intelligenza e laboriosità sa costruire un modo di vivere che è desiderabile, una città dove è desiderabile abitare (omelia 14 marzo 2021). Come espresso da Papa Francesco in occasione del convegno di Firenze del 2015 è possibile parlare di umanesimo solo a partire dalla centralità di Gesù, scoprendo in lui i tratti del volto autentico dell’uomo.
Commentando il n. 22 della costituzione conciliare Gaudium et Spes, così scrive il teologo Lucio Casula: “L’uomo è chiamato a realizzare se stesso conformandosi a Cristo. Non si tratta di fare cose straordinarie e fuori dalla portata umana, ma occorre impegnarsi nella storia con le proprie mani, con la propria mente, con la propria volontà e con il proprio cuore, cioè lavorando, pensando, agendo e amando come Cristo. Solo alla luce del mistero di Cristo e seguendo il suo esempio, infatti, si potrà realizzare ciò che è autenticamente umano e si potranno vincere le tante situazioni di povertà e di disonestà, di egoismo e odio, d’ingiustizia e violenza, di oppressione e repressione, che sono sempre un attentato all’umanità e alimentano disumanità. Cristo è il principio dell’umanità nuova, che in lui è pienamente rivelata e già perfettamente realizzata!”
Domenica 5 Novembre 2023, in occasione della Giornata Diocesana della Caritas Ambrosiana e Giornata Mondiale dei Poveri, all’interno dell’Eucaristia delle ore 11.00 è stato consegnato il mandato pastorale a tutti gli operatori della carità della nostra Comunità Pastorale. Di seguito riportiamo la preghiera finale del “mandato” pastorale invitando tutti a invocarla e a farla propria: Signore, ti chiediamo di Vogliamo lasciarci educare dall’Eucaristia Vogliamo vivere, Signore Gesù, il tuo Vangelo di carità Rendi veri i passi della nostra comunità sulla strada della prossimità Insieme la Preghiera al Creatore Signore e Padre dell’umanità, che hai creato tutti gli esseri umani con la stessa dignità, infondi nei nostri cuori uno spirito fraterno. Ispiraci il sogno di un nuovo incontro, di dialogo, di giustizia e di pace. Stimolaci a creare società più sane e un mondo più degno, senza fame, senza povertà, senza violenza, senza guerre. Il nostro cuore si apra a tutti i popoli e le nazioni della terra, per riconoscere il bene e la bellezza che hai seminato in ciascuno di essi, per stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise. Amen. (da”Fratelli tutti”, Papa Francesco) |
“Anche voi dovete lavare i piedi 12 Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: “Capite quello che ho fatto per voi? 13 Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15 Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.”
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La lavanda dei piedi di Sieger Koder Nei piedi del povero si riflette il volto di Gesù |
Evangelo secondo Giovanni cap. 13,12-15 |
“Considerata la missione che la Caritas è chiamata a svolgere nella Chiesa, è importante tornare sempre a riflettere assieme sul significato della stessa parola carità. La carità non è una sterile prestazione oppure un semplice obolo da devolvere per mettere a tacere la nostra coscienza. Quello che non dobbiamo mai dimenticare è che la carità ha la sua origine e la sua essenza in Dio stesso (cfr Gv 4,8); la carità è l’abbraccio di Dio nostro Padre ad ogni uomo, in modo particolare agli ultimi e ai sofferenti, i quali occupano nel suo cuore un posto preferenziale. Se guardassimo alla carità come a una prestazione, la Chiesa diventerebbe un’agenzia umanitaria e il servizio della carità un suo “reparto logistico”. Ma la Chiesa non è nulla di tutto questo, è qualcosa di diverso e di molto più grande: è, in Cristo, il segno e lo strumento dell’amore di Dio per l’umanità e per tutto il creato, nostra casa comune”. Papa Francesco ai partecipanti all’incontro promosso da Caritas International – Maggio 2019
Dal convegno Caritas Ambrosiana nov. 2021 |
Madre Teresa di Calcutta sulla carità ci direbbe: “Dobbiamo dare servizio immediato ed effettivo ai poveri: Dando da bere agli assetati: non solo di acqua, ma anche di conoscenza, di pace, di verità, di giustizia e di amore. Vestendo gli ignudi: non solo con abiti, ma anche di dignità umana. Dando alloggio ai senza tetto: non solo un rifugio fatto di mattoni, ma un cuore che comprende, che protegge, che ama. Curando i malati e i moribondi: non solo il corpo, ma anche lo spirito e la mente. A tutti coloro che soffrono offri sempre un bel sorriso; non dare loro soltanto le tue cure, ma anche il tuo cuore. Se vogliamo che i poveri vedano Cristo in noi, dobbiamo prima noi vedere Cristo in loro”.
Madre Teresa di Calcutta |
Se dovessi scegliere una reliquia della Tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi fino a terra, non alzando mai lo sguardo oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego più. |
Quale il mio dono e il mio augurio a voi, che come chiamata, continuate a camminare sulle strade e desiderate servire come Gesù ha servito? Non togliete mai l’asciugamano, lasciatelo bagnato e sporco sempre su di voi e ogni sera guardate l’acqua del vostro catino: vi auguro che sia sporca e lercia! Madre Cristiana Dobner - Priora Monastero delle Carmelitane Scalze di Concenedo
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