Domenica in albis depositis
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome. (Gv 20,30-31)
Celebriamo la risurrezione di Gesù con festa e meraviglia, con uno stupore che non è invecchiato in venti secoli di storia; perché qui si tratta della nostra vita, del senso del nostro cammino oggi e del futuro che cerchiamo, speriamo, invochiamo. Questi passi nella fede, pur a volte incerti e messi alla prova, sono passi per incontrare la vita, per affidarsi al futuro di Dio. Al suo regno che abita il cuore del mondo e lo sostiene, lo incoraggia, lo conduce alla sua pienezza. Si tratta della nostra stessa risurrezione! Pasqua non è semplicemente memoria, non è esaltazione di un accadimento passato; Pasqua è garanzia di bellezza e festa, è fiducia in una promessa di amore e perdono, promessa di vita nonostante tutti i segni di decadimento e di morte del nostro mondo e del nostro faticoso vivere insieme. Se non questo, cosa annunceremmo mai con le parole della risurrezione, con la notte di fuoco e luce, con il festante lasciar andare le nostre campanelle e campane?
Preghiamo
Effondi largamente, o Dio, nei nostri cuori
la grazia dei sacramenti pasquali
perché ci renda capaci di accogliere
la ricchezza della vita risorta.
dalla liturgia del giorno